La Ferrari alla Trieste-Opicina

Di Carlo Michelazzi (1995)

PREFAZIONE

Oramai quarantaduenne, ricordo con molto piacere le sensazioni che provavo 20 e passa anni fa, allorché verso la fine dell'anno scolastico capitava in calendario la classica manifestazione automobilistica Trieste - Opicina. Un fermento notevole non solo tra gli addetti ai lavori ma anche tra i semplici appassionati di automobilismo sportivo come me. La settimana prima della manifestazione, assieme a tanti altri appassionati (per dir la verità mio padre diceva: "No appasionai, sc'iopai") ci si appostava la sera lungo qualche curva del percorso a far ore piccole, poiché qualche pilota, complice lo scarso traffico serale, provava il percorso per prendere il più possibile confidenza con esso.

C'era da divertirsi poiché si trovava sempre il solito triestino bullo e un "poco mona" che ci rimetteva la macchina in quanto volendo emulare i piloti finiva clamorosamente fuori strada. Il giorno delle verifiche tecniche, che generalmente venivano svolte presso i padiglioni della fiera, tutti là a cercare d'intrufolarsi per vedere da vicino i potenti bolidi e magari sbirciare sotto il cofano delle tante e bellissime Abarth 1000, per studiare il dispositivo di fissaggio del cofano posteriore per poi costruire uno simile da applicare alla "600" di casa.

Poi, durante i giorni delle prove e della gara, aspra ricerca per trovare il miglior posto dal quale scattare foto, emulando i fotografi accreditati, magari sfidando l'ordine pubblico che ti beccava in una zona interdetta. Durante la settimana della gara e quella successiva, che di solito era dedicata allo sviluppo e stampa delle foto, la scuola risultava esser un "optional", per cui finiva immancabilmente che i professori ti "picconavano" senza pietà, rimediando addirittura qualche volta con qualche esame di riparazione. Ma la passione era troppa!

Ora, a distanza di anni e 15 chili di troppo, pensando alla spensieratezza di quei tempi mi scappa la lacrimuccia. Voi direte "cosa c'entra nella vignetta questa affermazione?". La risposta è semplice: complice la mia adesione al Ferrari Club di Trieste e la mia ritrovata passione per l'automobilismo sportivo, con particolare riguardo a tutto quel che riguarda le "rosse", mi sono ributtato in quegli anni grazie al mio archivio di riviste specializzate Auto Italiana e Autosprint e alle mie pessime foto, cercando di notiziare quei pochi che presentino interesse per simil argomento, cioè le Ferrari, ripeto le Ferrari, che sono passate sotto il traguardo di Opicina.

Logica di ogni racconto a carattere storico è che questo inizi dagli esordi dell'evento; invece, sovvertendo oggi presupposto, ricevendo qualche critica, inizio dalla fine, poiché così sono agevolato dalla documentazione in mio possesso. In questo numero, per esigenze di spazio, mi limiterò ad una panoramica in generale mentre, dalla prossima edizione, Vi parlerò delle singole edizioni.

 


LE CORSE IN SALITA

"Le corse in salita? Il miglior sistema per assaggiare l'automobilismo, per rendersi conto se si è tagliati per andare forte".

Così esordisce Autosprint in un fascicoletto dedicato alle corse in salita di qualche anno fa ricordando i favolosi anni sessanta.

In quegli anni i rally non avevano raggiunto la popolarità, erano le gare in salita a tenere in piedi l'interesse degli appassionati, sia di quelli che avevano velleità agonistiche sia di quelli che volevano seguire le gesta di protagonisti e comprimari. Anche perché, ad eccezion fatta per le grandi classiche tipo Targa Florio, in Italia nel decennio '60 - '70 le gare di velocità importanti erano pochine. Quindi le salite erano l'ossatura dell'intero calendario.

In pista si correva solo un paio di volte a Vallelunga e sul circuito del Mugello, dunque si correva dovunque, con organizzazioni spesso più che garibaldine. La coppa "Gallenga" era chiamata la corsa in discesa, la Bologna Raticosa presentava un percorso di 32 km con in mezzo diversi centri abitati con case a "filo di macchina"; c'erano le gare veloci come la TRIESTE - OPICINA e la Stallavena-Boscochiesanuova. E poi c'era quell'Edoardo Lualdi, industriale laniero di Busto Arsizio, che alla guida di impeccabili Ferrari fece man bassa di vittorie nelle gare in salita nel decennio '60 - '70 (vinse 4 edizioni della gara).

La popolarità di questo tipo di manifestazioni era enorme tanto che sia Porsche che Ferrari schierarono vetture ufficiali in vari campionati della montagna. Le città "vivevano" letteralmente la corsa, basti pensare che durante la Trieste-Opicina fonti giornalisti che accreditavano la presenza di quasi cinquantamila spettatori. Ma se il successo della Trieste - Opicina si basava sul fatto di partire praticamente dal centro città, questa caratteristica estremamente popolare finì per risultare controproducente a causa del pericolo. Così pian piano, causa motivi di ordine pubblico, le favolose corse in salita entrarono nell'oblio.

Oggi le testate giornalistiche specializzate considerano centrale l'argomento "Formula 1", con annessi e connessi, relegando il discorso manifestazioni minori a poche parole e rare classifiche.

 


LE FERRARI CHE HANNO VINTO LA TRIESTE-OPICINA

 

Anno 1951

Pilota: Umberto Marzotto

Vettura: Ferrari 2560

km: 9,000 tempo: 5'14"8 media: 102.902

 

Anno 1952

Pilota: Pietro Palmieri

Vettura: Ferrari 2770

km: 9,000 tempo: 5'25"0 media 99,629

 

Anno 1953

Pilota: Franco Cornacchia

Vettura: Ferrari 3000

km: 9,000 tempo: 5'15"7 media: 102,629

 

Anno 1961

Pilota: Edoardo Lualdi

Vettura: Ferrari 3000

km: 10,150 tempo: 6'15"4 media: 97,336

 

Anno 1962

Pilota: Edoardo Lualdi

Vettura: Ferrari 250 SWG

km: 10,150 tempo: 4'54"8 media: 123,948

 

Anno 1965

Pilota: Edoardo Lualdi

Vettura: Ferrari 250 L.M.

km: 10,150 tempo: 4'44"1 media: 128,617

 

Anno 1967

Pilota: Edoardo Lualdi

Vettura: Ferrari Dino 206

km: 10,150 tempo: 4'23"7 media: 138,576

 

Anno 1970

Pilota: Giampiero Moretti

Vettura: Ferrari 512 S

km: 8,020 tempo: 3'12"5 media: 149,985

 

 


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